Violeta, ultimo romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende, è stato ideato durante la prima fase dello scoppio della pandemia mondiale di Covid-19.
Violeta del Valle nasce in una notte tempestosa del 1920: la Grande Guerra si è conclusa da pochi anni e i suoi strascichi sono ancora forti nella vita di tutti ed è appena arrivata in Cile l'influenza spagnola, che imperversa catastroficamente in Europa da tempo.
Il padre, Arsenio, uomo previdente e attento al benessere della propria famiglia, riuscì ad evitare che i suoi figli o la moglie o gli altri familiari potessero essere colpiti dalla spagnola. La grande depressione, invece, si rivelò per la famiglia di Arsenio del Valle più pericolosa dell'epidemia. L'impero creato dal padre di Violeta rivelò di avere fondamenta fragili, costringendoli a trasferirsi in una regione selvaggia e remota del paese.
Violeta racconta in prima persona la sua storia e quella della sua famiglia al nipote Camilo.
Come tutti i romanzi scritti da Isabel Allende, anche quest'ultimo è straordinario e resterete incollati alle pagine grazie alle capacità affabulatorie della scrittrice cilena.
Eppure, se avete letto altri testi di Isabel, in particolare La casa degli spiriti, avrete la sensazione di aver già letto Violeta. I del Valle di questo romanzo sono imparentati con i protagonisti del primo romanzo della Allende, conservando la medesima base di autobiografia. Attraverso le sue pagine si riescono ad intravedere le fila della vita della scrittrice, come se, attraverso questo romanzo, avesse voluto tirare le somme della propria esistenza.
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