NIENTE LACRIME PER ROSEMARY di SIMONA CAPODANNO e MARINA MARAZZA

 Joseph Kennedy è il patriarca di quella che da sempre viene definita “la famiglia reale” americana. Padre di John e Bob, e di altri sette tra maschi e femmine, insieme alla moglie Rose crescerà i suoi figli con l’assunto che “i Kennedy sono i Kennedy e restano Kennedy per tutta la vita”.

Per la sua famiglia e i suoi figli Joe ha un progetto di grandezza , che in parte si realizzerà quando i suoi figli John e Bob diventeranno rispettivamente presidente e vicepresidente degli Stati Uniti d’America. 

Eppure il progetto di Joe è messo in pericolo da uno dei membri della sua stessa famiglia: sua figlia Rosemary. A causa di ritardi durante il parto Rosemary, la figlia più bella di Joe e Rose, resterà una bambina per sempre, almeno dal punto di vista celebrale. Ma il corpo di Rosemary ben presto cresce e i suoi impulsi sessuali sono spiccati ed evidenti e il pericolo è che si possa incorrere in uno scandalo sessuale.

Fa sorridere pensare che un uomo come Joe, un erotomane, che aveva trasmesso questa “malattia” per il sesso anche ai propri figli maschi che non saranno esenti da scandali sessuali, si preoccupi per Rosemary. Ma “alle donne perbene, si sa, non può piacere il sesso. È un dovere coniugale e basta”.

Per evitare problemi Joe decide di far lobotomizzare la figlia, tenendo all’oscuro il resto della famiglia della propria decisione, mentre, invece, la moglie Rose fa finta di nulla.

Della dolce ed esuberante Rosemary non resterà più nulla, se non un corpo. Stesso destino, secondo la giusta legge del contrappasso, toccherà allo stesso Joe.

Nel romanzo Niente lacrime per Rosemary, scritto da Simona Capodanno e Marina Marazza ed edito da Fabbri editore, mescolando racconto biografico e fiction viene restituita un po’ di giustizia alla Kennedy dimenticata.



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IL GIARDINO SEGRETO di F. H. BURNETT

 “Uno degli aspetti strani della vita è che solo qualche volta sei sicuro di poter vivere per sempre e per sempre e per sempre”, tutte le volte che ti capita di vedere o vivere emozioni belle, coinvolgenti, che ti mostrano la bellezza della vita. Altrimenti la vita appare come una punizione che subisci, in attesa che tu possa finalmente liberarti di essa.

Questa era stata la vita  del giovane Colin Craven, nella tenuta inglese di Misselthwaite Manor dalla nascita, che era coincisa con la perdita della sua mamma e da un dolore enorme per il padre Archibald, che non riusciva ad avvicinarsi troppo al figlio.

Tutto questo ci viene raccontato da F. H. Burnett nel suo Il giardino segreto   ̶   libro per ragazzi, ma che può  e deve essere letto anche dagli adulti  ̶   che io ho letto nella traduzione di Giancarlo Carlotti per Feltrinelli Editore.

In realtà protagonista di questo romanzo è la giovane Mary Lennox, nata e vissuta in India per i primi dieci anni della sua vita. Una bambina a cui il clima indiano non ha per nulla giovato dal punto di vista fisico; ma anche una bambina viziata, despota, che non ha mai avuto a che fare con nessuno se non coi propri servitori. Mary non ha mai ricevuto molto affetto nella sua vita e per questo non riesce a soffrire molto per la perdita dei suoi genitori.

Accetterà come inevitabile il recarsi a vivere in Inghilterra dallo zio Archibald Craven. Una vita che inizialmente appare uguale, se non peggiore a quella che ha vissuto in India. Ma grazie alla sua cameriera Martha, al fratello di lei Dickon, a Colin e ad un misterioso giardino segreto, la vita apparirà finalmente meravigliosa.



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LA FOTOGRAFA DEGLI SPIRITI di DASY ICARDI

 La fotografa degli spiriti, romanzo di Desy Icardi edito da Fazi Editore, rientra nella serie che l’autrice ha dedicato ai cinque sensi.

Protagonista assoluta di questo romanzo è la vista, intesa non solo in senso letterale, ma che indica anche la capacità di andare oltre le apparenze per comprendere il significato profondo della realtà che ci circonda.

Ambientato nella Torino dei primi del ‘900, vedremo intrecciarsi le vicende dell’avvocato Ernesto Ferro e della giovane Pia.

L’avvocato Ferro è tale solo per seguire la carriera di famiglia, poco votato alla carriera perché sosteneva che “la vita era troppo breve e il tempo troppo prezioso per sprecarlo in simili scempiaggini, quando invece lo si poteva mettere a miglior frutto leggendo”.

Sebbene non amasse il suo lavoro, lo metterà a frutto nell’aiutare un amico giornalista a svelare quello che si nasconde dietro un giro di false medium che sta tenendo sotto scacco l’alta borghesia torinese.

Durante questa indagine la sua vita si intreccerà con quella di Pia, una giovane donna che era stata “venduta” dai genitori per contrarre un matrimonio vantaggioso in Argentina. Il lungo viaggio in nave e la collaborazione col fotografo di bordo le daranno la possibilità di comprendere che “nessuno veda le cose per come sono”. Il naufragio della nave le restituirà in maniera insperata la libertà. 

Un romanzo ben costruito, avvincente, che ci darà la possibilità di seguire due vite completamente influenzate dalla passione: per i libri l’una, per la fotografia l’altra. Insieme ai protagonisti di questo romanzo arriveremo alla conclusione che “ognuno diventa la migliore versione di sé quando può fare ciò che ama”.



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LA SUPPLENTE di CRISTINA FRASCA’

 Cristina Frasca’, nel suo romanzo La supplente edito da Garzanti, apre le porte al mondo della scuola a chi crede di conoscerlo bene e invece non ne sa nulla.

Anna ha trent’anni e come una italianissima Bridget Jones sembra non combinarne una giusta; ma a muovere la sua vita è la passione: quella verso la letteratura e verso l’insegnamento.

In un momento nel quale insegnare prevede un percorso tortuoso e astruso, non le sembra vero di aver ottenuto una supplenza annuale in un istituto tecnico. Sebbene sia consapevole di quanto siano invise agli studenti le sue discipline di insegnamento, Anna è armata di buona volontà.

Non vogli svelarvi troppo della trama, vi dico solo che seguiremo le vicende personali e lavorative della protagonista parteggiando per lei per tutto il tempo.

Come insegnante ho trovato la storia carina e credibile: la scuola italiana è ricca di docenti tipo L’attimo fuggente, che devono scontrarsi con la realtà, ma non si abbattono. A chi ha tanto da ridire sui docenti, la Frasca’ mostra che “questo non è un lavoro che si può fare in parte. È qualcosa che ti avvolge completamente e risucchia energie che non pensavi di avere”.



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IL CANTO DI MR DICKENS di SAMANTHA SILVA

 Nell’inverno del 1843 Charles Dickens soggiorna con la sua famiglia nella loro splendida casa con ampi giardini, Gloriosa Devonshire Terrace. Sebbene sia ammirato da tanti e molti vorrebbero vivere la sua vita, lo scrittore inglese ha diversi motivi per essere preoccupato: il suo Martin Chuzzlewit si sta rivelando un fiasco; sua moglie Catherine sta per partorire nuovamente e mantenere una famiglia numerosa e una casa lussuosa diventa sempre più complicato.

In Il canto di Mr Dickens  ̶   edito in Italia da Neri Pozza e tradotto da Daria Restani   ̶   Samantha Silva ci permette di vedere da vicino il famoso scrittore inglese e di saggiare con mano le sue difficoltà e le sue preoccupazioni poco letterarie e decisamente terrene.

Per aiutare Dickens ad uscire dall’impasse in cui si trova, ma soprattutto per ritornare ai loro guadagni soliti, gli editori pagano un anticipo allo scrittore affinché dia vita ad una storia prettamente natalizia.

Charles si sente afflitto ed avvilito perché se da una parte non ha alcuna intenzione di piegare la sua arte alle richieste dell’editore, dall’altra ha il timore di far piombare la sua famiglia in una povertà che conosce fin troppo bene.

Le sue preoccupazioni lo porteranno a vagare come un’anima in pena, a litigare con tutti, soprattutto con la propria famiglia, che lo lascerà da solo a Londra. Una notte conoscerà la misteriosa Eleanor Lovejoy, una donna che lo affascinerà a tal punto da diventare la sua musa.

Grazie a lei e  al nuovo testo che riuscirà a scrivere, Dickens supererà tutte le sue paure e preoccupazioni, ricongiungendosi con se stesso e con la propria famiglia.

Frutto di tante ricerche da parte della scrittrice, Il canto di Mr Dickens è comunque frutto di fantasia, ma ci piace immaginare che le cose siano andate davvero così.



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SIRENE di EMILIA HART

 Dopo il grande successo di Weyward, Emilia Hart è tornata in libreria con Sirene, edito in Italia da Fazi Editore e tradotto da Enrica Budetta.

Anche in Sirene, così come già nel suo primo romanzo, Emilia Hart pone al centro della narrazione la forza morale delle donne e il legame tra esse che può travalicare lo spazio e il tempo, soprattutto quando le donne decidono di fare “gruppo” e di aiutarsi.

In Sirene leggeremo di Jess e Lucy, ma anche di Mary ed Eliza. Nel 1800, in Irlanda, le sorelle Mary e Eliza, vengono strappate alla loro famiglia e alla loro vita ed imbarcate su di una nave prigione diretta nel Nuovo Galles del Sud. Durante questo viaggio, faticoso dal punto di vista morale e fisico, il corpo delle due ragazze inizierà a cambiare, rendendo possibile l’adattarsi alla vita sul mare.

Nel 2019, nel Nuovo Galles del Sud, Lucy si sveglia una notte di soprassalto nella camera del suo ex fidanzato, con le mani strette al suo collo. La ragazza comprende che a renderla pericolosa senza volerlo è un sogno che si ripete notte dopo notte. Cerca rifugio presso sua sorella Jess a Comber Bay. Arrivata sul posto non trova tracce della sorella, ma è costretta a fare i conti col suo passato.

Entrato in possesso del diario di Jess, scopre di condividere con la sorella i sogni, o meglio, gli incubi, che Jess ha esorcizzato facendone “la base della sua pittura”.

Ma scoprirà anche che Comber Bay è un luogo di dolore, di uomini scomparsi in mare e di voci femminili che si confondono con il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli.

Un romanzo che ci svelerà la potenza della resilienza delle donne, e della loro “magia” che travalica il mito per giungere nella realtà.

Emilia Hart è stata capace di ricreare un mondo onirico, mitico e grazie alle sue doti descrittive vi sembrerà di trovarvi in quei luoghi, lì tra le onde, tra le “sirene”, lì dove quegli occhi sembrano guardarvi nell’anima, tenendovi “incatenata a sé”.



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GRANDE MERAVIGLIA di VIOLA ARDONE

 Con Grande Meraviglia, edito da Einaudi, Viola Ardone conclude la sua trilogia sul Novecento che consta già dei romanzi Il treno dei bambini e Olivia Denaro.

Grande Meraviglia è un vero e proprio romanzo di formazione, delineato dalla scrittura profonda ed ironica della scrittrice partenopea.

Protagonista di questo romanzo è Elba, una ragazzina il cui nome deriva dal fiume del Nord e che vive con la mamma nel mezzo mondo, quello che è “la casa dei matti”.

La Ardone, raccontandoci la storia particolare di Elba e delle altre donne che vivono in manicomio, ci darà la possibilità di entrare in una realtà che spaventa, della quale spesso evitiamo anche solo di parlare perché è difficile accettare che “la vita non è fatta solo di regole ma anche di eccezioni”.

Quando la sua mamma scompare, per riuscire ad andare avanti Elba compila il suo Diario dei malanni di mente, che le permette di appuntare tutto quello che accade nel suo “mezzomondo” e poter così raccontarlo alle nuove arrivate. Tenere traccia di tutto le farà comprendere che molte delle donne racchiuse in manicomio non sono matte, ma sono state “giudicate sbagliate, imperfette, eccentriche, volubili, perché non sono rimaste nel lato del mondo in cui erano state messe”.

La stessa Elba ritorna nel “mezzomondo” per restare vicina alla mamma, certa che la donna non sia morta come invece le viene raccontato. Ma un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, decide di tirarla fuori dal manicomio, complice anche la legge Barsaglia, approvata qualche anno prima e che prevede la chiusura.

Fausto Meraviglia, già padre, deciderà di accogliere Elba a casa sua, come novella figlia che gli permetterà di scoprire  il valore della paternità e il suo peso, rendendosi conto di non essere stato un buon padre per i suoi figli naturali. Allo stesso tempo, insegnerà ad Elba, con “grande meraviglia”, che “la libertà è tutto ciò che dobbiamo a noi stessi”.

Viola Ardone ha il dono, reso evidente anche in questo romanzo, di toccare ed affrontare nei suoi testi argomenti delicati, “pesanti”, sui quali riflettere approfonditamente, con estrema leggerezza, che non è mai superficialità!




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DENTRO SOFFIA IL VENTO di FRANCESCA DIOTALLEVI

 Durante la Grande Guerra, in Valle d’Aosta, nei boschi che circondano il borgo di Saint Rhèmy, vive da sola una giovane donna, Fiamma, dai lunghi capelli rosso fuoco. Così come già la mamma Vivien, anche la giovane vive isolata dal resto della comunità. Al calar della sera, però, il bosco si anima di abitanti del borgo che si recano da Fiamma per acquistare i decotti che prepara e con i quali vengono curati tutti i malanni.

Eppure coloro che si servono delle conoscenze della ragazza sono gli stessi che la additano come una strega, facendo in modo che le venga preclusa qualsiasi opportunità di mescolarsi con il resto della popolazione.

La solitudine, interrotta solo dalla lettura, a lungo andare pesa sulle spalle e sulla vita di Fiamma. Uno stato, il suo, che era cambiato grazie a Raphaël Rosset, giovane abitante del villaggio, che in barba alle dicerie sul conto di lei, le era stato sempre accanto, fino alla sua prematura scomparsa in guerra. A quel punto l’unica cosa che resta a Fiamma è la famiglia di Raphaël, soprattutto il fratello Yann, che deve però osservare da lontano perché la odia profondamente.

Alla vista di Fiamma, il cuore e la mente di Yann sono attanagliati da sentimenti forti e contrastanti, che fanno paura allo stesso uomo. La odiava perché prima che Raphaël scomparisse, Fiamma lo “aveva costretto a vivere” in un corpo menomato, che sembrava non appartenergli.

In questo meraviglioso romanzo, Dentro soffia il vento edito da Neri Pozza, Francesca Diotallevi ci racconta di quanto possano essere stupide le superstizioni e di quanto invece sia importante l’amore, che spesso ci insegna che “non siamo soli in questa vita. Siamo sempre parte di qualcosa che spesso ci salva, anche da noi stessi”.



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HOUSE OF GUCCI di SARA GAY FORDEN

 Le vicende della famiglia Gucci e la cronostoria dell’omicidio di Maurizio, ultimo rampollo della casa di moda fiorentina, ha interessato le cronache nazionali ed internazionali a metà degli anni ’90.

Il 27 marzo del 1995, mentre sta per raggiungere il suo ufficio a Milano, Maurizio viene colpito a morte da uno sconosciuto. Nel 1998 sarà condannato a 29 anni di carcere per quell’omicidio la sua ex moglie: Patrizia Reggiani.

Sara Gay Forden, nel testo House of Gucci, tradotto in italiano da Bettina Crisitani ed edito da Garzanti, ripercorre la storia della famiglia Gucci. Partendo dal capostipite Guccio Gucci, i cui genitori “alla fine del XIX secolo faticavano a tenere in piedi la loro azienda di cappelli di paglia di Firenze”, fino ai nostri giorni, quando ormai, nell’azienda di famiglia, dei Gucci è rimasto solo il nome. L’immagine che viene fuori da questa cronostoria ben documentata e scritta in maniera eccellente dalla Forden è quella di una famiglia particolare, all’interno della quale gli interessi sono più importanti di tutto.

Famiglia è dove ci si ama, ci si protegge e ci si difende: la famiglia Gucci appare come un covo di vipere e a prevalere sono gli interessi individualistici.

Sebbene il testo mi sia piaciuto molto, ammetto di aver apprezzato di più il film omonimo, meno lento del libro e maggiormente concentrato su Maurizio e Patrizia.



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COME SE NON FOSSIMO STATI di GIULIA CIARAPICA e MICHELA DI CECIO

 Nell’aprile di quest’anno Giulia Ciarapica, in compagnia della disegnatrice Michela Di Cecio, ci ha riportato a Casette d’Ete, ma questa volta i suoi romanzi non c’entrano.

Giulia ha deciso di esplorare un genere nuovo per lei: il fumetto, che inizialmente è introdotto da un breve racconto.

Come se non fossimo stati nasce da una leggenda marchigiana, tramandata di madre in figlia anche nella famiglia di Giulia Ciarapica. Una vicenda ricca di simboli, con richiami alla magia, in una ambientazione che ricorda il mistery e l’horror, ma che serve a raccontare qualcosa che per molti resta ancora un mistero: la maternità.

Attraverso la narrazione del legame che nasce tra Antonio e Leila, definita la “diversa” e accusata di aver ucciso il proprio bambino, Giulia Ciarapica e Michela Di Cecio cercano di sdoganare la maternità o la non maternità. Troppe cose e spesso sbagliate vengono dette al riguardo, come se l’essere o il non essere madre potesse rendere una donna migliore o peggiore di un’altra. Come se la mancata maternità, per scelta o per caso, possa rendere vano tutto quello che una donna ha costruito nella propria vita. Oppure, invece, l’essere madre viene visto come un limite, come una zavorra, spesso non dalla donna in questione, ma dalla società.

Grazie a Giulia e Michela e al loro Come se non fossimo stati, edito da Round Robin Editrice, avremo la possibilità di andare oltre i nostri preconcetti e quelli della società.




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