Di cosa parliamo quando parliamo di libri di Tim Parks, edito da UTET

Il mondo della lettura e dei lettori è pieno di stereotipi e luoghi comuni e le domande che uno scrittore o un lettore si sente porre sono più o meno sempre le stesse. Ma tutte rimandano ad un punto focale, se sia davvero così importante e necessario leggere libri. In fondo ormai abbiamo molteplici mezzi molto più veloci per informarci. Eppure le stesse domande che Tim Parks pone nel suo saggio e alle quali cerca di rispondere le abbiamo sentite almeno una volta o le abbiamo poste almeno una volta: Abbiamo davvero bisogno di storie? Conta davvero il diritto d'autore? Carta o e-book? Ha davvero senso il Nobel così come è impostato? Classici o libri moderni?
Parks risponde a tutti questi quesiti e a molti altri, ma lo fa a mio avviso in maniera ripetitiva, girando sempre intorno alle stesse questioni e dilungandosi troppo. Amo i libri che parlano di libri perché mi piace parlare di quello che più amo fare e adoro ascoltare le persone che parlano di libri, insegnandomi sempre qualcosa di nuovo. Parks non lo fa. Alla fine i dubbi permangono, anzi vi sentirete ancora più confusi. Ma devo ammettere che in minima parte sono d'accordo con l'autore quando sostiene: " Ma forse l'evasione più grande è il rifugio nella familiarità del passato, nella casa che diventano per noi la storia e la letteratura, evitando l'unica epoca in cui non ci sentiamo a casa, eppure ci tocca vivere il presente".

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