Nerone salì al trono imperiale giovanissimo e regnò per soli quattordici anni. Un sovrano, Nerone, che è ricordato da tutti per la sua follia, il suo egocentrismo ma anche per il suo amore per il teatro e la poesia, che spesso lo portò ad apparire ridicolo agli occhi dei suoi sudditi.
In questo romanzo Kosztolanyi ci dà un'immagine privata dell'imperatore, che forse in parte lo salva. Nerone appare succube di sua madre, addolorato per la prematura scomparsa del padre e un sovrano che si sente ingabbiato nella sua stessa vita.
Ci sono traumi che segnano la nostra vita per sempre, che ci indeboliscono e ci lasciano alla mercé di persone che dovrebbero amarci, ma che invece ci usano solo.
Un romanzo che ho trovato doloroso, asfissiante perché riproduce, a mio avviso, quelle che erano le sensazioni e le emozioni del giovane Nerone. Un uomo che appare, come sostiene Thomas Mann in una lettera che scrive all'autore di questo romanzo, "selvaggiamente grande nella sua impotenza disperata".
Sono felice di aver letto questo romanzo perché mi ha dato la possibilità di penetrare nell'animo di Nerone, abbandonando per un po' le implicazioni storiche.
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