Terza puntata di "Senza paura" di Andrea Esposito





LA FAMIGLIA BUONOMO
Non esiste una vera e propria procedura d’emergenza nelle forze dell’ordine per il rapimento del familiare di un parlamentare. O meglio, la procedura è la stessa di tutti gli altri reati inerenti la sottrazione di un minore alla propria famiglia.
Fase uno: indagini serrate, partendo dai familiari.
I giornalisti hanno già assediato dalle prime luci dell’alba i due luoghi dove si trovano i protagonisti di quella brutta faccenda: la casa dell’Onorevole Buonomo e la questura. In piazza Montecitorio, sede del parlamento, il bivacco dei media è eterno e perenne, dunque se l’onorevole dovesse farsi vivo lo intercetteranno molto facilmente.
Franco Buonomo è un uomo basso, ordinato, capelli corti ormai imbiancati, niente pancia. Serioso, ride pochissimo, veste nel modo più classico e formale possibile, eternamente in completo grigio scuro e cravatta blu notte o nera, sulle altrettanto eterne camicie bianche che ormai gli stira da anni la colf salvadoregna al posto della moglie.
L’onorevole porta gli occhiali anche se non ne avrebbe bisogno. Trova che gli diano la giusta autorità e quel pizzico di formale competenza che nasconde in realtà un totale menefreghismo su tanti, tantissimi argomenti, ma si può sempre mascherare con un no-comment o con un ‘la domanda che mi fa in questo momento non può avere una risposta, posso solo dirle che il governo ci sta lavorando col massimo impegno e che comunicherà quanto prima i risultati a cui è pervenuta la commissione’
Ha lasciato il quartiere Parioli, dove abita, in un auto-blu dai vetri oscurati guidata dall’autista: i giornalisti e i cameramen hanno provato a bloccare la vettura, facendo ressa. Qualcuno gli è corso anche dietro per qualche metro, ma poi hanno desistito e sono tornati a piantonare l’abitazione.
Come avvoltoi, in attesa della carne morta.
La casa è naturalmente una bella villetta con giardino, un classico: grande ma non grandissima per evitare di ostentare ricchezza ma dimostrare comunque che la famiglia perfetta e felice esiste ed è la loro. Niente piscina, solo due grandi gazebo sul prato all’inglese sotto ai quali d’estate si svolgono riunioni di lavoro, incontri e scontri politici, apertivi e lunghe interminabili grigliate serali. Buonomo non è un big, questo è chiaro: mai stato ministro, neppure sottosegretario. È un parlamentare di secondo piano, il classico livello 2 che vota a comando come ordina il leader del partito, partecipa all’infinita rottura di coglioni delle riunioni del gruppo parlamentare, delle commissioni speciali e delle votazioni in aula… e in cambio riceve – oltre a stipendio e lauta pensione dopo un solo mandato – tutta una serie di benefit che fanno diventare lo status symbol del potere più importante del Paese stesso che si governa e dei suoi eterni problemi. È importante esserci, seduto in quei banchi. Non importa come, non importa con chi… e Buonomo infatti c’è già da due legislature. Con due partiti diversi, entrambi di destra naturalmente.
Patria, famiglia, onore! E tutto il repertorio.
Dopo il giardino ci sono gli enormi finestroni del salotto, ai lati del portone d’ingresso: dentro casa le luci sono tutte accese, anche se è mattina presto, c’è un gruppo nutrito di familiari, amici e domestici che si occupano dello show.
La moglie Letizia, casalinga, è una bella donna che ha superato da un pezzo i quaranta ma combatte ancora per ringiovanire; magari un po' in sovrappeso, ma il seno e il culo rifatto reggono, così come l’eterna permanente. Labbra tremanti, tacchi alti, lacrimoni come ci si aspetta in questi casi. Ovviamente distrutta per la scomparsa dell’amato figlioletto, assistita dai propri genitori e familiari, vegeta su un enorme divano bianco, imbottita di tranquillanti.
La figlia primogenita Roberta è una ragazzina longilinea, lunghi capelli castani, musetto furbo sempre serrato, veste sportivo, scarpe da ginnastica, niente trucco. Gli amici la trovano sexy e maliziosa ma i segreti sessuali che nasconde (un po' come tutti gli adolescenti) sono per lei di tutt’altra natura e motivo di turbamento.
Non è andata a scuola, per ovvie ragioni.
Sanno che saranno convocati a momenti dalla polizia che sta indagando sulla scomparsa di Ciccio. Non sanno che l’unità è quella del commissario Ranieri, il team che si occupa di crimini seriali.
L’auto di Buonomo arriva finalmente in piazza Montecitorio. I cronisti la intercettano subito, i cameramen fanno ressa, microfoni e telecamere la circondano. L’autista e un altro addetto alla security scendono ed aprono le portiere posteriori. Il parlamentare e il suo avvocato balzano a terra scattanti, dimostrando subito di essere uomini veri, uomini che mantengono i nervi saldi e il piglio dei combattenti che non hanno paura di niente e di nessuno, anche in un momento così drammatico. Acciaio fuso nelle vene! Questo ci tiene a dimostrare di avere quella mattina l’onorevole. I giornalisti però non hanno intenzione di aspettare che la scenografia si consolidi e lo show di Buonomo detti i tempi dell’informazione e così lo travolgono letteralmente: urla, spintoni, domande che si accavallano, allusioni, indiscrezioni e anche qualche accusa alle forze dell’ordine. Il legale rappresentante dell’onorevole, l’avvocato Christian Pallante – che tra l’altro è suo cognato, avendo sposato la sorella di Buonomo – alza le mani e si frappone coraggiosamente con il corpo tra il suo assistito e la selva di reporter:
- Signori, per favore! Un minimo di rispetto, se non per noi… per mio nipote, il figlio di Franco Buonomo, che in questo momento è nelle mani di uno sconosciuto! –
Il mini comizio istituzionale di Pallante è più efficace della becera caciara che ha innescato sul porto di Costa Paradiso, quando è andato a rompere i coglioni ai Costanzo per provocazione. I cronisti pian piano si placano, le domande si riducono a un brusio ma non si zittiscono del tutto. Impossibile in quella piazza, il silenzio assoluto non ci sarà mai.
L’onorevole s’accontenta, si schiarisce la voce e fa un passo avanti col viso compito, sofferente, gli occhiali scuri a coprire gli occhi arrossati dalla mancanza di sonno e dall’angoscia:
- Come avrete appreso dagli organi di informazione, mio figlio Francesco, il mio secondogenito, manca da casa da qualche giorno. Noi e gli inquirenti, e voglio che sia chiaro che abbiamo la massima fiducia nel loro lavoro, …non abbiamo motivo alcuno di pensare che sia scappato o si sia allontanato di sua volontà. Ciccio è un ragazzo sano e felice, perfettamente integrato sia in famiglia che a scuola o tra gli amici. Non ci resta che pensare all’ipotesi più dolorosa per noi… che qualcuno l’abbia rapito. Non abbiamo idea di chi sia né del perché l’abbia fatto, ma io… vorrei lanciargli un primo appello, se in questo momento ci sta guardando… - la voce gli si incrina. Il labbro inferiore dell’onorevole prende a tremare e l’autocontrollo e i buoni propositi di mostrare palle d’acciaio vanno a farsi benedire.
Ma Buonomo tiene duro: - …Mi rivolgo alla persona che in questo momento tiene prigioniero mio figlio. La prego di non fargli del male. Ciccio è un bravissimo bambino, simpatico e intelligente. Non c’è alcun motivo di… Si metta in contatto con me, mi chieda qualsiasi cosa è in mio potere e io… noi sono certo che riusciremo a trovare un accordo, un punto d’incontro… Va bene? – Lo chiede più ai giornalisti che gli tengono i microfoni sotto il naso che al rapitore.
Tutti annuiscono, partecipando emotivamente. Qualche sguardo imbarazzato si abbassa sui taccuini, scappa qualche colpo di tosse, ma poi il lavoro prende il sopravvento. In questi momenti c’è sempre il corrispondente di qualche emittente, l’inviato speciale del cazzo o il semplice cronista free-lance che ha così fame di arrivare per primo sulla notizia, che alla fine se ne frega e fa la figura dello sciacallo…
Se ne frega del momento, del parlamentare in lacrime che hanno davanti, perfino del bambino rapito. Quello che conta è solo la notizia! Piaccia o meno, i giornalisti d’assalto sono iene con la bocca sporca di sangue, non accorati confessori. Punto e basta, avanti il prossimo.
La caciara ricomincia, le urla e le domande si sovrappongono di nuovo e microfoni, taccuini e flash di macchine fotografiche vengono sbattuti di nuovo sulla testa e sotto il naso di Buonomo e del suo avvocato. Le due guardie del corpo dell’onorevole riescono a stento a contenere la calca.
- Onorevole… Onorevole, un’ultima domanda! Cosa può dirci delle voci che sono filtrate riguardo al fatto che possa essere stata una gang di immigrati a rapire suo figlio? Qualche collegamento con le sue posizioni politiche? Una rappresaglia? –
L’avvocato Pallante impallidisce, allarga di nuovo le braccia e alza le mani: - Calma! Calma… non c’è assolutamente nulla di confermato in quello che lei dice – balbetta, deglutendo a fatica.
Buonomo lo guarda per un attimo perplesso, non ne sa nulla. Non ancora. Poi riprende il contegno che ha deciso di darsi quella mattina, qualsiasi cosa succeda, e ribatte colpo su colpo:
- Non so chi possa aver messo in giro un’ipotesi del genere, ma… se c’è anche solo la possibilità… anche solo il più vago sospetto che i rapitori di mio figlio siano extracomunitari irregolari che l’hanno fatto per farmi pagare le mie posizioni intransigenti sull’immigrazione, bèh… questa gentaglia, questa feccia umana, sappia che non indietreggerò di un millimetro! – Applausi del pubblico che pian piano s’è accalcato alle spalle dei cronisti. Buonomo alza una mano per zittirli e annuisce:
- Nulla mi è più caro dell’incolumità di mio figlio, questo è chiaro. La nostra famiglia sta vivendo un momento drammatico, siamo distrutti, ma… - I cronisti riprendono a rumoreggiare, prendendo appunti come forsennati sui taccuini e fiutando la dichiarazione ad effetto dell’onorevole. Buonanno, dopo la pausa ad hoc, riprende con vigore:
- Ma nella mia vita e in politica ho scelto di combattere per il mio Paese, per la mia gente e non consentirò a nessuno di ricattarmi o intimidirmi! Prima l’Italia, prima gli italiani! – urla il parlamentare con gli occhi da fuori e il labbro che continua a tremargli, pensando alla moglie che è a casa, davanti alla tv e probabilmente starà urlando di dolore, sputando sullo schermo. Forse, dopo quella intervista, non vorrà più vederlo. Lo lascerà per sempre? Ma no, che vai pensando, si dice… Letizia capirà, ha già capito. Bisogna salvare Ciccio ma senza piegarsi, questa è la sfida. E possibilmente traendone il massimo vantaggio mediatico.
- Mi si perdonerà la mancanza di autocontrollo, ma sono disperato al pensiero che mio figlio Ciccio, il mio bambino… possa pagare per colpe non sue, per la mia posizione politica, per la mia intransigenza verso gli stranieri irregolari, i criminali, i potenziali terroristi che rischiano di insozzare per sempre la nostra patria!
Altri applausi per l’onorevole, sempre più forti, quasi fragorosi. Qualcuno urla: BRAVO!!! È così che si fa, pensa la gente, Buonomo c’ha le palle. Pallante invece è nervoso, si guarda intorno, sospira. Poi prende a stringere con la mano l’avambraccio del cognato. Basta così, sei andato bene, anzi sei andato fortissimo Franco… pure troppo. Ma ora basta, taglia onorevole. Chiudi il comizio! Invece lui tira dritto:
- Dovrei tacere? Dovrei giustificare il rapimento di mio figlio se sono stati dei criminali latinoamericani, come ho sentito… e perché? Perché è scorretto dire chiaramente che sono la feccia? Che li perseguiterò fino in capo al mondo e li distruggerò! Non ho paura di dirlo, non sono un buonista da quattro soldi. Questo è razzismo all’incontrario! Ci chiamano borghesi, bigotti e perbenisti… Io vi dico qui, oggi, che non è così. Noi siamo bianchi, cattolici e tradizionalisti… siamo di destra, sì! E lo rivendichiamo con orgoglio! Questa è la nostra Patria e… -
Scoppia il finimondo. I cronisti vanno in estasi, riprendono ad urlare domande a tutto spiano. La folla alza i cori ormai, alcuni altri parlamentari (della coalizione di governo di cui fa parte l’onorevole, ma anche avversari) si avvicinano incuriositi e richiamati dal boato della folla. Che diavolo succede?
Buonomo ha fatto il botto, ecco cosa succede! È diventato quello che non è mai stato nella vita: un idolo della massa, un uomo immagine, un simbolo. Grazie a suo figlio, al piccolo Ciccio, rapito non si sa da chi.
Christian Pallante ne approfitta per spingere indietro l’onorevole, ringhiandogli l’ordine di darci un taglio. Franco Buonomo risale in auto in un bagno di sudore. S’allenta la cravatta e chiude gli occhi.
Pallante, ancora fuori dall’auto, torna a girarsi verso il pubblico e i giornalisti, ancora accalcati in piazza Montecitorio dopo le clamorose dichiarazioni dell’onorevole. Un vero scoop!
- Signori, vi prego… diamoci tutti una calmata. Mio cognato è sconvolto, spero comprendiate il suo stato d’animo. Vi chiedo solo la massima cautela nel riportare le sue dichiarazioni e soprattutto di non strumentalizzarle! Grazie… grazie a tutti – chiude la partita l’avvocato.
Poi si volta di scatto, risale in auto di fianco all’illustre parente, chiude la portiera e ordina all’autista di filare via di là.

LA SCOMPARSA DI CICCIO
Mentre sono in auto il cellulare di Christian prende a squillare.
- Avvocato Pallante?
- Sì, chi parla?
- Commissario Ranieri, unità per i crimini seriali…-
Pallante se l’aspettava. Dopo la scomparsa della figlia di Mia Costanzo quella telefonata era inevitabile che arrivasse: - Sì, mi dica –
- L’onorevole Buonomo è con lei? –
- Ehm… La metto in vivavoce, commissario –
- Molto bene. Allora, buongiorno onorevole. Vi chiedo la cortesia di raggiungerci presso gli uffici della nostra unità -
Buonomo socchiude gli occhi e balbetta: - Che unità? –
- Crimini seriali, onorevole. Polizia di stato –
- Polizia? – Franco Buonomo è nel pallone, non ci si raccapezza – Abbiamo già parlato con la polizia, commissario. Il nostro caso lo seguono ai piani alti, naturalmente. Il dirigente incaricato si chiama…-
- So tutto, onorevole. Ma le cose sono cambiate, il suo caso è stato affidato a noi. Cortesemente, deve raggiungerci immediatamente presso i nostri uffici. Ci sono novità –
Buonomo impallidisce, ovviamente il primo timore è che le sue dichiarazioni abbiano potuto far precipitare la situazione:
- Ma… che succede? Avete trovato Ciccio! Come sta mio figlio? Gli hanno… Sta bene, commissario?! –
- Onorevole si calmi, purtroppo suo figlio non è stato ancora ritrovato, né c’è stato alcun contatto con i rapitori. Le novità di cui vorrei parlavi sono altre, l’avvocato Pallante presumo immagini di che si tratta… -
Christian si passa una mano sul viso sudato, deglutendo a fatica.
L’onorevole lo scruta torvo: - Ma di che cazzo parla? Christian, mi dici di cosa sta parlando il commissario, qua?! Che cazzo sai che non mi hai detto? Parla, cristo!!! –
Quando arriva alla sede dell’UCS, scortato al primo piano del palazzone anonimo nel cuore del quartiere Pigna, centro storico di Roma, l’onorevole trova la sua famiglia (o quello che ne rimane) ad attenderlo in sala d’aspetto: sua moglie Letizia e sua figlia Roberta appena lo vedono, lo scrutano interrogative e cariche di risentimento. Franco Buonomo capisce subito che erano davanti alla tv, hanno sentito la sua folle intervista e adesso lo odiano. La moglie e la figlia sono convinte che la polizia li abbia convocati per comunicare loro lo morte di Ciccio, giustiziato a titolo di rappresaglia per le sconsiderate dichiarazioni del genitore. L’onorevole scuote il capo:
- No, non è come pensate! Non l’hanno trovato… – dice subito per giustificarsi – Ho parlato col capo di qua, Ranieri si chiama. Non sanno ancora niente, né dov’è né chi l’ha preso –
- Ma allora che ci facciamo qua, pà… Me lo spieghi? – chiede ansiosa e scocciata Roberta col solito tono di voce antipatico e sexy che fa impazzire i maschietti, compagni di classe.
Buonomo si volta a guardare il suo avvocato:
- Lo zio Christian lo sa, così dicono questi della Crimini Seriali –
Crimini seriali? Letizia è una donna intelligente, anche se va in giro truccata e strizzata come la D’Urso: si fa un’idea di quello che sta succedendo, poi guarda suo cognato e allarga la bocca per chiedergli spiegazioni, ma proprio in quel momento si apre la porta della saletta e fa capolino la piccola Minerva, segretaria dell’UCS: - Il commissario Ranieri vi prega di accomodarvi nel suo ufficio, lui arriva subito –
I Buonomo non si fanno pregare. L’onorevole guida il gruppo con piglio deciso, volto ingrugnato e sguardo infastidito, quasi che - col figlio scomparso - parlare con gli investigatori che lo stanno cercando sia una perdita di tempo. Nell’ufficio del capo dell’UCS, trovano Ranieri e il dottor James Winterbourn. Il commissario si alza e stringe la mano al parlamentare. Il vecchio criminologo inglese non si muove e gli concede solo un educato cenno del capo. Letizia Buonomo sospira e s’accomoda, la figlia Roberta si morde le unghie e scruta affascinata la postazione di comando di un vero poliziotto… un capo! un fottutissimo investigatore a capo di una unità speciale, di quelle in cui c’è solo gente super-selezionata e coi controcoglioni… giusto per essere precisi sugli esatti pensieri che passano nella testa della ragazzina in quel momento.
- Abbiamo ormai motivo di ritenere con certezza che il rapimento di suo figlio non sia un caso isolato – dice Marco all’onorevole.
Buonomo strabuzza gli occhi e balbetta:
- Cioè? Sarebbe a dire che… hanno rapito un altro ragazzino? –
- Una ragazzina – lo corregge Ranieri – Prima di suo figlio, qualche giorno prima. Anche lei figlia di una famiglia di politici, persone agiate come voi –
Buonomo si volta a guardare furibondo il suo avvocato:
- E tu lo sapevi? Sapevi che c’è un bastardo psicopatico là fuori che rapisce i nostri figli… e non mi hai detto un cazzo!!! –
Christian Pallante, pallido e imbarazzatissimo, gli mette una mano sull’avambraccio: - Franco calmati, non è esattamente così. Ho sospettato subito che ci potesse essere un collegamento con la ragazzina scomparsa al mio paese, ma era solo un sospetto… un timore, diciamo. Ne ho avuto la certezza solo quando mi ha chiamato il commissario –
- Al tuo paese? Di chi cazzo stai parlando, Cristian? Chi è la bambina scomparsa? –
Ranieri alza una mano e zittisce Pallante. Tocca a lui:
- Beatrice è figlia della dottoressa Mia Costanzo, magistrato abbastanza noto nella sua zona. Nipote di Vittorio Costanzo, sindaco di Costa Paradiso, in Costiera Amalfitana, politico di lunghissimo corso, molto molto noto. Conosce? –
L’onorevole prima scuote lentamente il capo, poi aggrotta la fronte:
- Sì, può darsi. Di nome. Non ci siamo mai incontrati, siamo… Come dire? ...politicamente agli antipodi! E poi io sto a Roma da molti anni ormai e questo Costanzo, se non ricordo male… -
Anche in un momento così drammatico, Buonomo non rinuncia a sminuire gli avversari da squalo di razza qual è. Costanzo non è nessuno, un sindaco di paese, un ras di quartiere, un pesce piccolo col suo minuscolo partitino locale, roba ammuffita pronta per lo scasso insomma. Cosa c’entra con lui? Con un parlamentare della Repubblica all’apice della carriera politica?
- Quindi nessuno della sua famiglia li conosce, né avete avuto nulla a che fare con loro… tranne il suo avvocato, dico bene dottor Pallante? –
Christian scoppia in un riso nervoso, quasi isterico e si passa una mano nei fluenti capelli biondo cenere: - Commissario, mi perdoni, non capisco cosa voglia sottintendere con questa precisazione. –
- Assolutamente nulla, avvocato. Semplice costatazione di un dato di fatto. Ci sono stati due rapimenti a distanza di poche ore, cerchiamo di capire se ci sia un nesso, tutto qua -
Franco Buonomo guarda spazientito i suoi familiari, giusto per non lasciare nulla al caso e stare con la coscienza a posto. La moglie Letizia scuote il capo: - Mai sentiti nominare questi Costanzo –
La figlia Roberta se ne frega totalmente, sbuffa e si gira dall’altra parte, sbirciando il telefonino in cerca di foto e messaggini.
Ranieri allarga le braccia e poggia i gomiti sul tavolo:
- Capisco. Permettete che il nostro consulente per le indagini, il dottor Winterbourn, vi faccia qualche domanda su vostro figlio? –
Sir James si schiarisce la voce. Non ha detto ancora una sola parola, quando chiede: - Che tipo è Francesco? –
La signora Buonomo lo guarda come fosse un marziano:
- Prego? –
- So che in famiglia lo chiamate Ciccio. Posso sapere perché? E vorrei anche che mi raccontiate un po' di lui, della sua vita, la scuola, gli amici, i suoi hobby, un po' di tutto –
L’onorevole scuote il capo e sorride: - Non so cosa vi siete messi in testa, ma non credo che questo sia il modo di… -
Sir James alza una mano e ricambia il sorriso: - La prego, dottor Buonomo. Comprendo il vostro stato d’animo in questo momento e capisco anche che le mie domande possono sembravi… inusuali, diciamo così. Ma, vedete, il mio lavoro, da oltre quarant’anni, non è andare a caccia di prove materiali. Per quello ci sono gli ottimi collaboratori del commissario Ranieri. Io sono un analista comportamentale, capite? Studio il comportamento, il modo di pensare e di agire, dei criminali, in special modo quelli seriali, come quello con cui abbiamo a che fare, a quanto sembra. Detto questo, non serve spiegarvi per quale motivo ho bisogno di conoscere ogni aspetto della vita della vittima. Vi chiedo scusa se uso questo termine, ma nessuno di noi ha tempo da perdere in inutili sofismi. Ecco, un’ultima cosa… Onorevole, il modo di procedere nelle indagini affidate a questa unità lo decide il commissario Ranieri e nessun altro –
Buonomo stringe i denti: - Lei sa chi sono, dottore? –
Sir James sostiene lo sguardo e annuisce: - Proprio perché lo so, le sto dicendo che nessuna pressione sarà tollerata, di alcun tipo e da chicchessia, mi capisce? Gli investigatori che stanno cercando suo figlio sono i migliori in Italia. La prego di lasciarli lavorare –
- Io… davvero non so che dire! – borbotta sbigottito il parlamentare.
- Risponda alla domanda, dott. Buonomo – ordina secco Ranieri, abbandonando la deferenza concessa al grand’uomo fino a quel momento - E poi anche lei, signora. E da sua figlia vogliamo sapere in che rapporti era con il fratellino –
La signora Letizia annuisce e poggia una mano sulla spalla del marito, facendo una lieve pressione, come a dirgli che ci pensa lei, che lo toglie dall’imbarazzo per essere stato umiliato a quel modo dagli sbirri.
- Mio marito si chiama Franco e così… per non confonderli, per dargli un nomignolo almeno per adesso che è ancora bambino, abbiamo preso a chiamarlo Ciccio, da quando è nato –
Sir James annuisce e le sorride, come a ringraziarla della disponibilità.
Guarda la foto del piccolo Buonomo sullo schermo del laptop che c’è sulla scrivania: magrolino, faccina vispa, capelli lisci a caschetto, castano chiaro, una spruzzata di lentiggini sul visino di cagnolino scodinzolante.
- Ciccio è un ragazzino intelligentissimo! – continua con trasporto la signora, deglutendo a fatica mentre gli occhi gli si riempiono di nuovo di lacrimoni - …simpatico, sveglio, amico di tutti sia a scuola che fuori. È un bambino molto socievole, prende tanti buoni voti ed è benvoluto da tutti gli amichetti –
- Ciccio fa qualche sport? Frequenta palestre o altre attività nel tempo libero? Lezioni di musica, catechismo, associazioni di adolescenti o qualcosa del genere? –
La signora Letizia tentenna e guarda suo marito: - Bèh, con la vita che facciamo a Roma, per via degli impegni di mio marito… -
La figlia Roberta interviene improvvisamente: - Mio fratello è uno sfigato, glielo dico io. Non s’è mai adattato alla vita in città e ai riflettori addosso che abbiamo ogni giorno perché nostro padre è un pezzo grosso della politica… -
- Roberta, ti prego! – sibila Franco Buonomo – Lo sai che non sopporto questo modo di esprimersi da delinquenti –
- Ok, pà, scusa… ma è la verità, lo sapete anche tu e la mamma. Ciccio è un bravo bambino, per carità, davvero lo vogliono tutti bene… ma non è cresciuto ancora, è un moccioso, pieno di fisse. Ha paura anche della sua ombra e ci tiene sempre a fare il primo della classe, dai! Dopo un po' anche ‘sta posa da Peter Pan che gli piace tanto… sta un po' sul cazzo a tutti quanti, questo è –
- Roberta!!! – urla la madre – Se non la smetti, ti sbatto fuori di qui, immediatamente… anzi ti faccio mandare a casa dal commissario in persona! – Ranieri alza una mano e fa segno di lasciar correre. Con un cenno del capo, invita Sir James ad andare avanti.
Il criminologo inglese, rimasto di nuovo in silenzio, è attentissimo, non s’è perso un passaggio dello scambio di sguardi e di battute tra i Buonomo. La maschera che porta il padre, l’angoscia sincera ma sulla difensiva della madre, l’arcigna e impietosa gelosia con cui la sorella liquida il fratellino rapito.
- Non sei preoccupata per tuo fratello, Roberta? – chiede sir James – Non hai paura che possano fargli del male? –
La ragazzina gli regala uno sguardo cattivo: - Perché non piango? È per questo che me lo chiede? Non piango, non mi strappo i capelli e non tremo di paura… quindi non mi frega niente del mio povero fratellino, giusto? È questo che pensa, lei che è l’esperto della situazione?! –
Il dottor Winterbourn scuote il capo: - Non penso niente, dimmelo tu –
Roberta stringe le labbra così forte che le fa sbiancare:
- Io… dico che stiamo solo perdendo tempo, fin quando non la smettiamo di prenderci per il culo e giocare alla famiglia del Mulino Bianco! Ciccio l’hanno preso di certo per qualcosa che riguarda il lavoro di mio padre… qualche casino o qualche intrallazzo che in politica ci sono sempre, e scusa papà se parlo in un modo che non ti piace! –
- La lasci finire – Ranieri anticipa l’onorevole che sta per tirarle una sberla.
- Qualcosa che ha detto o che ha fatto, qualcuno ha cui ha mancato di rispetto, che ne so? Comunque non lo fanno fuori di certo a Ciccio, non è così che funziona. Perderebbero la carta migliore che hanno, quella che vogliono usare per farci fottere di paura o ricattarci… E ci stanno riuscendo benissimo! –
Sir James si sporge in avanti: - Qualcuno vi ha ricattato, Roberta? –
La ragazzina si guarda intorno improvvisamente insicura:
- No, che dice? Io… dicevo per dire, come esempio –
Il vecchio criminologo inglese decide che è quello il momento in cui giocare anche lui la carta migliore che ha e chiede a bruciapelo:
- Io credo che invece vuoi dirci qualcosa di preciso, Roberta. Non è così? Guardami… - la ragazzina sospira e tenta di evitare di incrociare il suo sguardo – Guardami, signorina! – le ordina Sir James in modo più deciso e lei finalmente si volta.
- Chi è il latino che vi tormenta, eh Roberta? C’è qualcuno, io lo so. È straniero, un sudamericano o qualcosa del genere. Forse di El Salvador, uno di quelli che fanno parte di queste bande in città, roba violenta, tipi pericolosi… -
La bocca di Roberta si sta allargando lentamente in una grande, enorme, O. Come cacchio fa a sapere tutte ‘ste cose questo vecchio gran figlio di puttana?
- Cosa??? – sobbalza l’onorevole Buonomo - …Ma di cosa sta parlando, dottore? Bande criminali sudamericane! Le assicuro che nessuno di noi ne sa niente, vero Roberta? Rispondi, cazzo! –
Ranieri allora decide di giocare duro anche lui:
- La smetta di recitare la commedia con noi, Buonomo! Siamo tutti dalla stessa parte, cerchiamo suo figlio, non lo dimentichi –
- Che vuole dire, commissario? –
Marco gli punta un dito contro e abbassa la voce: - La Tv la guardiamo anche noi, onorevole. È appena andato in onda e gridato al-lupo al-lupo contro i neri, gli extracomunitari e gli immigrati. Pensa di essere furbo? Stia più attento, Buonomo. Stia molto più attento! -
Sir James non si volta neppure a guardarli discutere. Ci sono solo lui e la ragazzina:
- Sai di chi parlo, vero Roberta? Come li conosci? Devi dirmelo adesso. Sono entrati in casa vostra, giusto? Hanno conosciuto il tuo fratellino…-
- Come cazzo facevo a saperlo!!! – esplode alla fine la ragazzina, scoppiando a piangere, urlando disperata e sputacchiando saliva sulla scrivania di Ranieri – Sono i figli di Glory, cazzo! Non lo sapevo io che facevano parte di quel gruppo di pazzi! –
Ranieri si volta di scatto verso i genitori: - Chi è Glory? –
L’onorevole ha la bocca spalancata e scuote il capo, non riesce a crederci, gli sta crollando il mondo addosso. Sua moglie si tiene la testa tra le mani e dice, a occhi socchiusi:
- La nostra domestica, da quasi otto anni, è una di famiglia ormai –
- Mi interessa la sua di famiglia, signora Buonomo –
- Si chiamano Tumbaco, li conosciamo da una vita. Ci sono lei, il marito Antonio, due figli maschi e una ragazzina più o meno dell’età di Roby –
- Da dove vengono i Tumbaco, signora? –
- San Salvador – dice Letizia e il commissario incrocia lo sguardo con Sir James, solo per un attimo ma basta e avanza. È stato appena stabilito il secondo contatto tra il rapimento di Bea e quello di Ciccio.
Marco fa un cenno col capo al vecchio inglese. Il dottor Winterbourn s’infila in bocca la pipa spenta, poi alza di nuovo le mani:
- Calma, andiamo con ordine. Torneremo tra un attimo alla famiglia della vostra domestica… -
- Lei crede che Glory c’entri qualcosa con il rapimento di Ciccio??? – chiede esterrefatta la signora Buonomo – Dio mio, non ci credo… non ci riesco! Lei e la sua famiglia li abbiamo praticamente adottati, cristo santissimo… Non è possibile! –
Winterbourn le stringe una mano: - Non sappiamo se c’entri o meno, signora. Il commissario Ranieri ha gli uomini sul campo per indagare e lo scopriremo presto. Adesso voglio che facciate un passo indietro e mi raccontate com’è scomparso Ciccio. Voglio sapere tutto –
- Di nuovo? – piagnucola Roberta – L’abbiamo già detto cento volte alla polizia! –
Sir James le sorride: - Adesso sono io la polizia, Roby. Solo io... e a me non l’hai detto. Quindi se vuoi alzarti e andare via, devi prima darti da fare ed aiutarmi. Ci siamo capiti? –
La ragazzina annuisce intimorita. Quel vecchio psicologo del cazzo, o quello che è, anche quando le sorride la mette in soggezione. È come se le scavasse dentro, come se sapesse in anticipo cosa lei sta per dire e avesse sempre la sua maledetta risposta pronta!
‘Fanculo… pensa Roberta Buonomo, ma non lo dice. Anzi racconta.

Ho preso Ciccio all’uscita da scuola, niente di più semplice.
Quando è suonata la campanella io ero già dentro. Niente messaggini, niente telefonino né pc portatile né bigliettini del cazzo. Niente di niente. Non si lasciano tracce nel mestiere che faccio. L’ho semplicemente avvicinato e gli ho sussurrato:
Guarda che so quello che combini, sei un frocetto… ma nessuno ancora lo sa. Secondo me ti piace fare quello che fai, non è così? È meglio se ne parliamo, che ne dici? Vieni nel bagno dei bidelli altrimenti dico tutto a mamma e papà, faccio scoppiare un casino che nemmeno te l’immagini!
Al momento il ragazzino era sconvolto, è rimasto a guardarmi a bocca aperta, imbambolato come un povero rincoglionito, ma poi si è dato una mossa e ha portato il suo culetto arrossato fino al bagno di servizio. Sarebbe una specie di sgabuzzino con un cesso per il personale non docente, ma i bidelli lo schifano quel posto. Per pisciare vanno in quello dei prof e degli alunni, come tutti. Così quello stanzino lo usano per tenerci le scope, i secchi, qualcuna per farsi una scopata e qualcun’altro per farsi un cicchetto ogni tanto. Morale della favola è quasi sempre deserto.
C’ho messo un attimo a fare quello che dovevo fare.
Quando è arrivato Ciccio aveva già gli occhi lucidi e tremava, stava per scoppiare a piangere, senza un grammo di coglioni quel ragazzino. L’ho tranquillizzato: fai il bravo, per ora è tutto ok… ma devi fare quello che ti dico. So tutto di te, dei Tumbaco, di quello che fa la mamma col figlio di Glory e di quello che fa lo zio Hernan con te, piccolo ricchioncello! Hai due possibilità:
o ti giri e te ne vai, e in quel caso domani sarete su tutti i giornali,
o usciamo dalla porta sul retro e sali a bordo con me…
In questo secondo caso, terrò la bocca chiusa.
I tuoi segreti saranno salvi, piccolo Ciccio. Tu sarai salvo!
Il ragazzino m’ha seguito senza battere ciglio.
È stato bravissimo, un vero cospiratore.
Niente armi, niente minacce di dolore o di morte. Non è così che mi muovo. Faccio un lavoro rapido e pulito, parlo poco e voglio che i ragazzi che mi prendo parlino ancora meno. Appena siamo saliti a bordo gli ho premuto il panno davanti alla bocca e Ciccio è svenuto. Ho messo in moto e ce la siamo squagliata.
Fine della storia. 


Roberta Buonomo vuota il sacco come chi si libera lo stomaco da dolori lancinanti e nausea, vomitando tutto quello che ha mangiato. E ne ha ingoiata di roba la figlia dell’onorevole, giovanissima e sexy.
Ma non è quello che le provoca disagio: quello che la turba e di cui non ha mai avuto il coraggio di parlare, neppure con i genitori, è qualcosa di molto più personale. Finalmente, forse perché costretta, trova il coraggio e la forza di farlo davanti agli sbirri, al capo dell’unità che indaga sulla scomparsa di quello sfigato del suo fratellino e al loro consulente esterno, quel vecchio rompicoglioni inglese a cui piace scavare nella sua testolina.
- Non sei così importante per me, Roby – le dice il dottor Winterbourn - È solo il mio lavoro, lo faccio perché mi pagano –
Hanno lasciato i genitori di lei nell’ufficio di Ranieri, in compagnia del commissario, e si sono barricati in una minuscola stanzetta di fianco, solitamente utilizzata per blandi interrogatori. Senza finestre, mura bianche, falso specchio, un tavolo d’acciaio inchiodato a terra e due sedie. - Stronzate! – sibila lei come un piccolo serpente a sonagli - Io la intrigo dottore… Lo ammetta! –
Sir James scuote il capo: - Non era questo il patto tra di noi, non devi provare a stupirmi. Dimmi quello che sai e io ti lascerò uscire da qui –
- Sono lesbica – dice di botto Roberta con aria di sfida.
Sir James annuisce: - È questo l’inizio della storia? C’entra qualcosa con la scomparsa di tuo fratello o con la famiglia della vostra domestica? –
- Può darsi – concede, guardandolo sempre fisso negli occhi.
Il vecchio criminologo inglese in quel momento non ha il tempo di verificare quanto una ragazzina della sua età possa avere piena coscienza della propria sessualità, acerba e non ancora sviluppata, fino ad avere la convinzione così rabbiosa di essere lesbica. I problemi adolescenziali di Roberta deciderà la sua famiglia, in un secondo momento, se e come trattarli. Adesso c’è da ritrovare il fratellino, sperando che sia ancora vivo.
- Raccontami tutto – le ordina Sir James.
- All’inizio, quando Glory ha iniziato a lavorare per noi, eravamo tutti bambini, non ci pensavamo neppure a queste cose…-
- Eravamo chi? –
- Noi figli… io, Ciccio e quelli dei Tumbaco –
- Quanti sono i figli dei Tumbaco? –
- Tre. Il maggiore lo chiamano Cholo. Poi c’è Scarlet e per ultima la piccolina, Shanty –
Sir James resta muto, sa che è il modo migliore per tirare fuori proprio tutto dalla persona che sta interrogando. Ma per Roberta superare quella soglia è più difficile del previsto. Il criminologo l’aiuta, dandole una piccola spinta: - Presumo a te piaccia Scarlet, giusto? –
- Mi piace? Io la amo… LA AMO!!! – urla Roby, sgranando gli occhi dardeggianti di scatto, come un’ossessa, come posseduta da un demone, pronta a saltare alla gola del vecchio inglese e cavargli gli occhi.
- Certo è chiaro, adesso calmati – la tranquillizza Sir James mettendole una mano sulla spalla, che la giovane Buonomo si scrolla prontamente di dosso. - Quanti anni ha Scarlet?
- Quattordici… no, quindici – risponde Roby, improvvisamente triste e imabrazzata.
- Ci sei andata a letto? Avete fatto sesso? – chiede sir James.
Roberta allarga la bocca, arrossisce e poi scoppia a ridere coprendosi la bocca con le mani. È comunque ancora una bambina, qualsiasi cosa abbia combinato. O subìto, pensa il profiler.
- Ci siamo baciate e poi… abbiamo fatto qualcos’altro, ma non… -
- Ok, ho capito – taglia corto Winterbourn – E cosa c’entrano i figli dei Tumbaco con la scomaprsa di Ciccio? –
Roberta si strofina i palmi delle mani sulle guance, prima arrossate, che adesso tornano pallide, il viso tirato, le occhiaie violacee sotto le palpebre. La figlia dell’onorevole è stremata dagli eventi di quei giorni, ma tiene duro: - Non ne sono sicura, potrebbe essere che c’entrino qualcosa…-
- A me devi dire tutto, Roby, ricordi? –
La ragazzina sbuffa e con una manata rabbiosa allontana la bottiglietta d’acqua che ha davanti sul tavolo: - Sì… sì, cazzo! Non starmi addosso, mi rompi l’anima con tutte queste domande… Che ansia! –
- Vuoi fare una pausa? –
- No! –
- Allora perché pensi che la tua amichetta c’entri qualcosa? –
- La mia amichetta? Quella stronza mi tratta di merda da qualche mese… solo perché ha cominciato a uscire con i ragazzi più grandi, la troia! La da a tutti per piccoli favori come una puttana qualsiasi… E io che le voglio così bene! –
- Scarlet non è lesbica? Le piacciono i ragazzi? –
- Le piace tutto – borbotta Roberta e aggiunge - …Troia! –
- Quindi Scarlet non c’entra con il rapimento di Ciccio, ma allora di chi parli? Se l’altra figlia è una bambina, resta solo il maggiore dei Tumbaco. Questo ragazzo che chiamano… Come hai detto? –
- Cholo, il caprone…e davvero ci sembra, è un bestione per la sua età –
- È lui che ha rapito Ciccio? – accelera sir James.
Roberta fa una faccia sconvolta, come se il vecchio inglese fosse fuori di testa: - Cholo? Ma che sei matto! No, che cacchio dici? Almeno… non credo che c’entri direttamente –
Sir James si alza in piedi, accende la pipa e si sporge in avanti verso la ragazzina, per quanto glielo permetta la schiena dolorante:
- Mi sto stancando, Roberta. Sono molto anziano, la mia pazienza… -
La figlia dell’onorevole torna ad alzare lo sguardo su di lui, ma adesso non è né malizioso né aggressivo. È terrorizzato, implorante:
- Quelli sono gente pericolosa, dottore. Se sanno che le racconto queste cose, che poi sono solo sospetti miei… mi ammazzano! –
- Quelli chi, Roberta? Di chi parli? –
La ragazzina sospira, coi lacrimoni che le rigano il viso:
- Lo zio Hernan, è cominciato tutto quand’è arrivato lui. È lo zio dei Tumbaco, fratello del padre credo. Da un annetto s’è piazzato a casa di Glory, vive da loro e tutti si cagano addosso dalla paura anche quando fa solo una scorreggia. Lo chiamano El Jefe, lo sa che significa in spagnolo, dottore? –
- Il capo – risponde prontamente il vecchio inglese – Di cosa è il capo questo zio Hernan? –
Roberta si stringe nelle spalle e s’asciuga le lacrime con la manica della t-shirt: - Ma che ne so? Una banda, una specie di gang, roba violentissima. Io… ho visto delle cose, dottore. Sono delle bestie! –
Sir James socchiude gli occhi e butta fuori il fumo della pipa, risiedendosi sconsolato sulla sedia. Per la prima volta è la ragazzina che l’ha colto di sorpresa. Roberta lo vede colpito, quasi affondato.
- Ha capito di che cazzo stò parlando, dottor Winterbourn? –
- Di una mara, un gang di immigrati salvadoregni, formata sul modello della prima e originale Mara Salvatrucha –
- Non so come si chiama la banda, ma fanno una vita da barbari! -
- È una vita violentissima… - annuisce sir James – Come riti di iniziazione hanno pestaggi per gli uomini e stupri di gruppo per le donne. Fanno spaccio di droga, estorsioni, spedizioni punitive…-
Roby Buonomo è a bocca aperta:
- Ma lei come… come fa a sapere tutte queste cose? -
- È un brutto fenomeno, in espansione in tutta Europa. Da qualche anno anche nelle periferie delle grandi città italiane. Genova, Milano. Ma quello che c’è da sapere su di una mara-gang lo raccontano i corpi dei suoi componenti –
Roberta annuisce: - Sono tutti pieni di tatuaggi… -
– Anche lo zio Hernan? – chiede Sir James.
- Cacchio, non hai idea. Ce li ha su tutto il corpo, tranne che sulla faccia-
Il criminologo a questo punto non ha più bisogno di tormentarla col terzo-grado e le luci in faccia. Gli basta sapere cosa combina lo zio Hernan per capire come possa entrarci la famiglia Tumbaco nella scomparsa o nel rapimento del piccolo Ciccio. Roberta Buonomo è una ragazzina sveglia, l’unica - in quella famiglia di ipocriti - che finora ha dato un contributo utile alle indagini.
- Abbiamo quasi finito – dice sir James – Rispondi solo a un altro paio di domande. Hernan ha fatto fare delle cose ai nipoti, giusto Roby? –
La ragazzina annuisce.
- Si tratta di droga? Li ha usati come corrieri? Lo zio faceva trasportare roba a Cholo e Scarlet? –
Roberta annuisce di nuovo e aggiunge: - Cholo non faceva solo consegne, ha cominciato a venderla un po'. Fuori scuola, tra gli amici, zio Hernan gli ha detto di andarci piano all’inizio –
- Scarlet invece la portava alla gente ricca, non è così? – Sir James ne ha visti a migliaia di casi del genere, viaggia liscio come su un’autostrada - …una ragazzina carina e sexy come lei, perfetta per entrare nelle case come la tua, Roberta. A chi la portavano la roba, quando venivano da te i figli dei Tumbaco? – la ragazzina piange, piange dirotto
- A tuo padre? – Roberta scuote il capo tra le lacrime.
Sir James annuisce, non servono altre domande: la signora Letizia Buonomo è una cocainomane e si fa rifornire dalla figlia della sua colf che ha uno zio spacciatore salvadoregno. Che quadretto meraviglioso!
- Dove possiamo trovare i Tumbaco, Roby? Facci risparmiare il tempo di doverli cercare per tutta Roma, se vuoi rivedere vivo il tuo fratellino – le dice sir James con estrema durezza.
- Non sono a Roma, Glory non lavora più per noi da un po' di tempo –
Sir James alza gli occhi al cielo, quelle teste di cazzo di cafoni arricchiti rischiano di condannare a morte il secondogenito per i loro meschini segreti familiari.
– Dove sono finiti? Dimmelo, ora –
- Sono a Ischia, vivono lì adesso. Hanno parenti che abitano sull’isola –
Sir James si alza senza dire una parola ed esce dalla stanzetta, abbandonando la primogenita dell’onorevole Buonomo ai suoi pensieri, alle sue frustrazioni e alle sue indicibili paure di adolescente che sta diventando donna.

Nessun commento:

Posta un commento

Apprezzo tantissimo il contributo dei miei lettori e li incoraggio sempre ad interagire.
Chiedo però di rispettare le seguenti norme:
- commenti senza fini commerciali;
- commenti pertinenti;
- senza pregiudizi e semplici da leggere;
- dai contenuti adatti a tutti

copyright © . all rights reserved. designed by G.A. Ruggi