L'incubo di Hill House di Shirley Jackson, edito da Adelphi

 Eleanor Valance è una giovane donna tormentata, che ha avuto una vita difficile e che, per sua stessa ammissione, non è mai stata felice. Quando le arriva una lettera dal professor Montague, antropologo e studioso di fenomeni paranormali, con la quale la invita a soggiornare a Hill House, lei sarà felice di abbandonare la sua vita triste e buttarsi in un'avventura che non sa dove la porterà.

Arrivata a destinazione si renderà conto che Hill House non è una casa normale, ma un edificio che sembra avere una vita propria con conseguenti modifiche che apporta alla sua stessa architettura. Hill House ha un passato col quale non riesce a fare i conti e fa sì che "da oltre vent'anni non è idonea ad essere abitata da esseri umani".

L'incubo di Hill House, scritto da Shirley Jackson e pubblicato in Italia da Adelphi, è un vero e proprio classico del genere gotico. La Jackson è stata bravissima a creare un'atmosfera di perenne attesa: il lettore non riuscirà a leggere questo romanzo in modo rilassato, ma in continua attesa di un colpo di scena. E quando la situazione precipita, gli sembrerà inevitabile.

Il romanzo in sé non mi è dispiaciuto, ma durante tutta la lettura ho fatto inevitabili confronti con il film girato da Jan de Bont nel 1999: Presenze. Ed è la prima volta che mi capita che un film mi sia piaciuto di più rispetto al romanzo dal quale è stato tratto. Forse il regista è riuscito a sciogliere i nodi narrativi con maggiore chiarezza rispetto al libro.



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