Sebbene L’orologio di Salvatore Di Giacomo fosse stato pubblicato in rivista nel 1880 e nel 1892 in volume, appare al lettore moderno inedito perché uno scritto completamente diverso rispetto a quelli a cui siamo abituati di Di Giacomo.
Come ci spiega Patricia Bianchi nella postfazione a questo volume, L’orologio di Di Giacomo fu pubblicato da Luigi Chiurazzi nel 1892 nella collana in trentaduesimo “Biblioteca Lillipuzziana”; la quale, per ragioni tipografiche di completamento degli spazi, contiene altri tre brevi racconti di autori poco noti: Nell’ascensore di Paul Veron; Pioggia di aprile di Giacinto Ciamarra e Il Requiem di Mozart di Carmen.
L’editore Pasquale Langella ha una vera e propria passione per la “Biblioteca Lillipuzziana”, collezionandone i volumi. Per cui, sebbene dell’edizione di Chiurazzi siano in circolazione pochissime copie, conservate soprattutto in biblioteche pubbliche, una copia è in possesso anche di Pasquale. L’editore ha deciso di darla nuovamente alle stampe con una veste grafica completamente diversa per la sua collana Terra mia, arricchita dalla postfazione di Patricia Bianchi e da un disegno di Paolo La Motta.
L’orologio fa parte di un gruppo di racconti che il poeta e scrittore napoletano compone da giovane, e che rientrano nel genere fantastico con una ambientazione germanica, sulla scia di Hoffmann e Poe.
Se amate le ambientazioni cupe, i fantasmi, la fantasia e soprattutto se volete leggere un testo che vi mostrerà quanto fosse poliedrico Di Giacomo, non potete non averlo.
La lettura de L’orologio mi ha sconvolta, perché piuttosto che leggere Di Giacomo, mi sembrava di sfogliare un volume di Poe o di Hoffmann.
Non posso non ringraziare Pasquale Langella che con la sua competenza e caparbietà ci sta regalando tante chicche letterarie.
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