Lady Annabella, sebbene avesse appreso da più parti notizie non proprio rassicuranti sulla vita e sull’indole del suo futuro marito, aveva deciso comunque di sposare Lord Byron.
Una tra le donne più intelligenti dell’epoca, Lady Annabella, che trascorreva gran parte del suo tempo a studiare soprattutto materie scientifiche, sebbene agli inizi dell’ ‘800 fossero ancora precluse alle donne… eppure l’amore le aveva ottenebrato i sensi e la ragione.
Ragione che dovette ritrovare velocemente quando la sua piccola Augusta Ada aveva solo sette settimane e la realtà le era apparsa agghiacciante ed evidente, senza alcuna possibilità di nasconderla come aveva fatto sino a quel momento.
“La separazione” divenne presto celebre in tutta l’Inghilterra schiacciando Lord Byron e, invece, rendendo ancora più affascinante e finalmente indipendente Lady Annabelle Byron, che rinuncerà al marito ma non al suo nome.
Jennifer Chiaverini ne L’incantatrice di numeri, tradotto in italiano da Maddalena Tagliani e pubblicato da Neri Pozza, ci svela una realtà che appare paradossale, molto tragica e che testimonia quanto spesso nelle separazioni a soffrire sono soprattutto i figli.
Ada Byron sarà cresciuta da tutta una serie di governanti, legandosi in modo particolare ad alcune tra loro, ma che le verranno strappate via dalla madre ogni qualvolta si affeziona ad una tra loro.
Ad Ada sarà strappata ogni possibilità di conoscere il padre o di instaurare un rapporto con lui, fingendo per tutta la vita di non provare nulla per il genitore. Allo stesso modo per lei “niente favole, niente poesia. Ho troppo sangue Byron in circolo”. Una privazione che la spingerà verso la matematica, una passione ma anche una vera e propria ancora di salvezza in una vita, la sua, che sarà breve e tumultuosa. Lo studio della matematica la aiuterà spesso a mettere ordine anche nella sua vita e la porterà ad essere considerata la prima programmatrice di computer grazie all’algoritmo trovato da Ada per rendere più funzionali la macchina differenziale di Bernouill.
La Chiaverini ci racconta aspetti intimi e privati di personaggi noti a tutti, ma dei quali è difficile immaginare la vita quotidiana e l’intimità. Il messaggio che arriva forte e chiaro è che i segreti in una famiglia non fanno altro che distruggere tutti e che spesso la compassione fa bene prima a noi stessi e poi agli altri.
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