Mikage, dopo la morte della nonna, è rimasta sola al mondo e con un unico luogo dove riesce a dimenticare la propria solitudine: la cucina.
La cucina è il luogo dove cerca di compensare la propria solitudine, di ricreare quel focolare domestico che non ha più o che probabilmente non ha mai avuto. Un romanzo, questo della Yoshimoto, sulla solitudine giovanile che la protagonista cerca di vincere, inventandosi una vera e propria famiglia. Yuichi, amico di Mikage, la aiuterà ad entrare nella sua famiglia cosicché, in modo ambiguo, suo padre potrà fare da madre anche a Mikage, ma resterà la certezza che "ognuno è solo se stesso, purtoppo".
Kitchen è un romanzo che si è imposto all'attenzione del pubblico italiano, ma io non sono riuscita a portarne a termine la lettura. Ho trovato la narrazione troppo lenta, anzi estremamente, e mi ha dato la sensazione che la Yoshimoto girasse intorno al punto principale senza arrivarci mai o con estrema lentezza. In tutta una serie di eventi e fatti poco interessanti, quando avviene un evento importante nella vita della protagonista è come se venisse buttato lì, come se la stessa Yoshimoto non riconoscesse l'importanza dell'evento per la sua protagonista. Mi dispiace dirlo, ma è stata una lettura estremamente noiosa.
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