Non c'è bisogno di aver letto l'Odissea per conoscere Circe, la maga che trasformò in maiali i compagni di Ulisse. Figlia di Elios, dio del Sole e della ninfa Perseide, Circe è completamente diversa dai suoi genitori e dai suoi fratelli. Già al momento della nascita, "il suono insolitamente flebile del suo pianto" sottolinea una sua maggiore affinità con i mortali piuttosto che con le divinità. La Miller nel raccontarci la vita di Circe, ce la mostrerà come una donna forte, determinata, una donna di passioni, che seguirà senza farsi abbattere dalle sue paure. E anche quando sarà mandata in esilio sull'isola di Eea non si perderà d'animo, divenendo una maga potente, temuta e che riuscirà a tenere in sacco alcune tra le divinità più potenti.
Sebbene Madeline Miller non inventi nulla della vita di Circe, ma si attenga strettamente alle fonti, non riesco a promuovere a pieni voti il suo romanzo.
C'era davvero bisogno di questo romanzo? Non lo so! Quando ci si pone sulla scia di Omero, che io ritengo intoccabile, c'è sempre la possibilità di fallire e di svilire l'opera stessa di questo grande cantore. Ed infatti se nella prima parte del romanzo la nostra attenzione è vivida, man mano che si procede con la lettura si fatica ad andare avanti, trovando l'ultima parte davvero noiosa.
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