Chiacchierando con Fabrizio Zollo

Foto scattata da Nicolò Begliomini

L'anno scorso, poco dopo aver aperto il blog, cercando in rete case editrici interessanti, delle quali non conoscevo ancora il catalogo, ho scoperto le Edizioni Via del Vento. Dando un'occhiata al catalogo, ho deciso di contattarli per saperne di più. Ho ricevuto una risposta direttamente dal loro editore, Fabrizio Zollo, che da allora mi tiene costantemente aggiornata sulle ultime uscite della sua casa editrice. Ma chiacchierando con lui ho scoperto una persona piacevole e un vero e proprio artista. Ma, come mi piace ripetere ad ogni intervista, partiamo dall'inizio.

1) Ho letto che “suo malgrado” è laureato in Scienze Economiche e Commerciali.
 Purtroppo sì.. è una lunga storia. Tutto è iniziato con la mia bocciatura, in quinta elementare, all’esame di ammissione per passare alle medie; per cui dovetti frequentare la scuola di avviamento commerciale. La mia vita di studi prese una direzione opposta a quella che mi sarebbe stata congeniale, lettere o arte, solo perché all’epoca si soleva sottoporre un bambino di dieci anni ad un esame di stato assurdo.
2) Come è riuscito a coltivare la sua passione per la letteratura e l'arte nonostante gli studi a lei poco congeniali?
Paradossalmente credo di averli coltivati con maggiore intensità proprio in virtù del fatto che il lavoro era così distante dalle mie passioni. L’impegno come dirigente pubblico (Provveditore-Economo) si svolgeva dalle 8 alle 14 di ogni giorno, compreso il sabato. Tanta era la tensione che accumulavo nella prima parte della giornata che poi avevo bisogno di voltare completamente pagina e gettarmi a capofitto nella creatività, che riuscivo ad esprimere proprio come terapia.
3) Si dedica da sempre alla pittura, alla scultura e alla fotografia. Solo come fruitore o dedicandosi a loro in maniera attiva?
In maniera attiva da sempre. Alla fotografia da quando avevo sedici anni, alla pittura e alla scultura da quando ne avevo venticinque. Alla fotografia mi avviò mio padre, fotografo dell’esercito, alle altre discipline prima autonomamente, poi frequentando anche l’Accademia di Belle Arti e i corsi liberi di nudo. Oltre alle mostre di pittura e fotografia che ho tenuto, più recentemente ho insegnato per dodici anni in un corso di disegno di nudo per adulti.



4) Le va di parlarmi delle sue opere pittoriche, scultoree e fotografiche?
Sino a quindici anni fa la mia pittura si muoveva nel solco dell’espressionismo figurativo di origine tedesca e austriaca. I soggetti erano per lo più immagini di uomini e donne che esprimevano più il loro travaglio interiore che non sembianze fisiche rasserenanti. Da quindici anni la mia pittura ha preso la via dell’astrattismo, nel solco dell’espressionismo astratto, di matrice americana. Le mie sculture sono invece, ancora oggi, rappresentazioni umane che esprimono perlopiù il malessere dell’esistenza, il grido di un’umanità sola e disperata. Le mie foto, rigorosamente in bianco e nero, hanno per oggetto la donna, sia nel ritratto sia nel nudo. Ho fatto molte mostre in Italia e all’estero, ma solo per darmi degli impegni e delle scadenze, non perché pensi che i miei scatti possano raggiungere un valore economico.





5) Cosa l’ha spinta a fondare le Edizioni Via del Vento? E perché questo nome particolare che rispecchia anche un progetto editoriale non comune?
Quando fondai nel 1991 le Edizioni Via del Vento, avevo l’atelier per coltivare le mie passioni artistiche in Via Vitoni a Pistoia, dove tutt’ora le esercito. La via, sino alla fine dell’Ottocento, si chiamava Via del Vento, in quanto vi spira sempre vento, anche nell’estate più torrida. In questa via nella prima metà del Novecento hanno vissuto i maggiori letterati pistoiesi, Gianna Manzini, Piero Bigongiari e Sergio Civinini, senza mai incontrarsi fra di loro, perché vi hanno abitato in periodi diversi e nell’ordine in cui li ho citati. In questa stessa via all’inizio del Novecento si stampava inoltre la rivista letteraria «La Tempra», che ospitò anche una prosa lirica di Dino Campana. È per cercare di onorare questa tradizione letteraria della via che ho ritenuto di pubblicare i volumetti contenenti racconti inediti in Italia di grandi letterati italiani e stranieri del Novecento, oggi conosciuti un po’ da tutti.


6) Immagino che alla base del suo progetto editoriale ci sia una grande ricerca bibliografica.
Il maggior lavoro di ricerca bibliografia viene svolto di volta in volta dal curatore del volumetto, esperto di quel determinato autore che vado a pubblicare. Ogni anno esprimo in genere la mia preferenza su un determinato numero di grandi autori italiani e stranieri già antologizzati nella storia della letteratura e li sottopongo ai vari possibili curatori, che sono anche i traduttori dei testi nelle varie lingue, i quali hanno il compito non indifferente di verificare se in tutto quello che è stato tradotto e pubblicato in Italia di quegli autori vi fosse rimasto ancora qualche racconto per noi inedito.
7) Al di là dell’aspetto lavorativo, che tipo di lettore è?
Un lettore scoordinato purtroppo, perché mi limito a leggere solo quello che è utile per la individuazione degli autori da proporre ai curatori, e quindi non mi resta il tempo, considerate anche le mie altre tre passioni artistiche, per dedicarmi ad una lettura organica dei vari libri che vorrei leggere. Basti pensare che del mio autore preferito, Marcel Proust, la mia lettura della ‘Recherche’ dopo decenni è sempre ferma alla trecentocinquantesima pagina, pur avendo pubblicato negli anni di questo autore a me caro quattro volumetti contenenti suoi racconti inediti in Italia.
6) Ci svela qualcosa dei suoi prossimi progetti?
Continuerò l’attività editoriale con una sola collana, per dedicare più tempo alle altre mie passioni della pittura, scultura e fotografia. Ma anche per vedere se riesco a riprendere un’altra mia passione, quella della scrittura, sinora molto saltuaria e limitata esclusivamente al recupero della mia memoria dell’infanzia.

6 commenti:

  1. Bella intervista, a un editore che giudico anche amico. Quel che dice è un decimo di quel che invero fa: chi ha visitato il suo "antro" percepisce subito che è una fucina perenne. Grazie.

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  2. Spero di poter, un giorno, far visita a Fabrizio nel suo "antro". Grazie a lei

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  3. E' un mio vero amico. Una persona molto intelligente, brava e simpatica. Aspetto la fine di questa pandemia per festeggiare con una bella cena. Ah, mi ha promesso una delle sue fotografie. Spero che se ne ricordi. Del resto anch'io gli ho promesso di presentargli una nuova bella modella.

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  4. Bravo Fabrizio, un piacere conoscerlo. Se facesse un altro corsettino per principianti parteciparei volentieri! ��

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