La scrittrice Mary Shelley è nota a tutti come l'autrice di Frankenstein: ce lo ricorda anche il titolo di questa biografia scritta da Fiona Sampson ed edita in Italia da UTET. Mary assume questo cognome dopo il matrimonio con il poeta Percy Bysshe Shelley. Una relazione, la loro, che porterà Mary ad allontanarsi dalla sua famiglia e soprattutto dal padre, il filosofo William Godwin. La separazione dalla madre, la scrittrice radicale Mary Wollstonecraft, era avvenuta da tempo, in verità alla sua nascita, perché la sua mamma era morta nel darla alla luce.
La vita di Mary sarà segnata da questa perdita e influenzerà anche il suo rapporto col padre, che la farà sentire sempre sola e mai completa come persona. Lasciato un genitore egocentrico ed egoista, sposerà un uomo che sembra la copia di Godwin. Un compagno che cercherà di tarparle le ali, che proverà a tenere a freno l'intelligenza e la creatività della moglie. E non riuscirà ad accettare che Frankenstein possa suscitare la curiosità dei lettori. Soprattutto perché i lettori potevano pensare che la Shelley avesse scritto un romanzo di fantascienza, ma Percy doveva essere a conoscenza della vera natura del testo: una tragedia che mirava ad analizzare la condizione particolare in cui vive un "mostro", un essere prodigioso. E non lo era anche lei?
La cosa che mi lascia attonita dalla lettura di questa biografia è che sembra continuare la violenza psicologica che il padre e il marito, volenti o nolenti, hanno usato nei confronti della scrittrice.
Fiona Sampson si concentra su Mary figlia, moglie e madre, che sono sicuramente aspetti fondamentali della vita della scrittrice, ma lei è anche altro: una donna che combatte contro gli stereotipi di un'epoca completamente maschilista, che prova a trovare un angolino tutto suo dove poter esprimere se stessa e le proprie potenzialità.
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