Quando questo romanzo è stato pubblicato nel 2012, una mia collega ed amica mi ha parlato con toni più che entusiastici di questo romanzo e del suo autore: Pino Imperatore. Ci sono voluti quasi dieci anni per convincere me stessa a leggerlo.
Dopo l'uscita di Gomorra di Saviano nel 2006 sono raddoppiate, se non triplicate, pubblicazioni editoriali e progetti televisivi e cinematografici che affrontano il tema della camorra a Napoli e nell'agro aversano, con una nutrita serie di cliché. Pensavo che anche Pino Imperatore rientrasse in questa categoria. Non potevo sbagliarmi di più!
Benvenuti in casa Esposito ci mostra la quotidianità di una famiglia del Rione Sanità a Napoli... Una famiglia davvero particolare.
Tonino Esposito, orfano di un boss della camorra, vive in una palazzina con sua moglie e i loro due figli, con i suoceri e con sua madre, una ragazza toscana che si era innamorata di un giovane napoletano e si era ritrovata moglie di un boss. Una famiglia strampalata quella di Tonino, con lui che vuole dimostrare di essere degno figlio di Gennaro Esposito e non si rassegna ad essere "mantenuto" dal nuovo boss del rione e non fa altro che sembrare, insieme al suo fiero scudiero Enzuccio, una versione partenopea di Don Chisciotte e Sancho Panza.
Non voglio svelarvi troppo della trama, ma vi assicuro che riderete di gusto, pagina dopo pagina. Eppure è un riso amaro, lo stesso riso che scaturisce in ognuno di noi durante la visione delle commedie di Eduardo De Filippo. Come dichiara lo stesso Pino Imperatore, il suo è un "realismo comico" perché un romanzo che apparentemente nasce con intenti ludici vi farà riflettere tanto e non solo sulla camorra.
Pino Imperatore, con la sua apparente semplicità narrativa e con la sua ironia, ci farà riflettere anche sui rapporti generazionali, sulle differenze che invece possono essere preziose. Soprattutto ci porterà a riflettere sul fatto che troppo spesso, per assecondare le aspettative che gli altri hanno su di noi, mettiamo da parte la nostra vera natura.
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