La notte tra Capodanno e il primo gennaio del 1932 una giovane donna viene trovata morta a bordo di una Alfa Romeo lunga una strada che costeggia l'argine del Cassarate a Lugano. Ad indagare su quello che non sembra altro che un incidente probabilmente dovuto ad un abuso di alcol per festeggiare l'arrivo del nuovo anno, sarà il delegato di polizia Ezechiele Beretta.
Un periodo davvero delicato questo per Beretta sul piano personale: Liside, sua madrina ed ultimo legame col suo passato e con la sua infanzia, negli ultimi giorni di vita vuole vederlo assolutamente, desidera affidargli un segreto che custodisce da cinquant'anni e morire, così, serenamente.
Nel 1881 Vera, figlia del barone von Derewies, era morta dopo una caduta da cavallo e il padre, distrutto dal dolore, si era tolto la vita. Il castello di Trevano, allora, era stato abbandonato e Liside, che lavorava lì, aveva potuto toccare con mano l'ondata di dolore che aveva distrutto la vita del barone e della sua famiglia.
L'anziana donna, però, non aveva mai creduto alla fatalità, era convinta che Vera fosse stata uccisa; come per dare credito alle sue parole, aveva deciso di consegnare al suo figlioccio un cucchiaino, appartenuto alla famiglia del barone.
Ad Ezechiele Beretta questi sembrano i vaneggiamenti di un'anziana donna; nonostante ciò, per affetto nei confronti di Liside, porterà avanti le indagini. Quando scoprirà del suicidio di Nuto, inserviente del castello, la cui morte è avvenuta quasi in concomitanza con quella di Vera e apprenderà l'identità della donna morta nell'incidente, si renderà conto di trovarsi davanti ad un puzzle i cui pezzi devono essere messi a posto.
Non voglio svelarvi altro, ma Dario Galimberti, in questo romanzo edito da DeA Planeta vi accompagnerà nella Lugano tra fine '800 e primi del '900, riuscendo a togliere "la ruggine del tempo", così come recita il titolo, senza essere banale. In realtà conquisterà la vostra attenzione un po' alla volta, complice un linguaggio che vi porterà davvero indietro nel tempo.
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