Adam Lang, primo ministro britannico uscente, incarica un ghostwriter, McAra, di scrivere la sua autobiografia. Quando il ghostwriter muore in circostanze sospette c’è la necessità di sostituirlo il più in fretta possibile per portare avanti il progetto.
Il nuovo ghostwriter accetta immediatamente l’incarico, pentendosene appena scopre che il suo predecessore è morto misteriosamente.
Il Ghostwriter è un romanzo angosciante perché vi sentirete, grazie alla maestria di Robert Harris, rinchiusi anche voi nella tenuta lussuosa di Martha’s Vineyard, cercando di scrivere una autobiografia per nulla scontata.
Allo stesso tempo vi chiederete perché il ghostwriter non abbandoni l’incarico che si vede costretto a svolgere in compagnia di persone ̶ l’entourage di Adam Lang ̶ per nulla limpide ed amichevoli.
Quando, come in un immenso puzzle, tutti i pezzi andranno al loro posto, il ghostwriter si renderà conto che la realtà è più complessa rispetto a quello che pensava e che potrebbe essere in pericolo egli stesso.
Una storia ben ideata ma, a mio avviso, resa durante la scrittura del testo eccessivamente macchinosa, forse Harris avrebbe dovuto snellire la storia.
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